Gli uomini e l’amore nell’era dell’AI: ecco cosa cercano oggi i maschi
Ai tempi dell’AI (artificial intelligence) tutto si prepara, inevitabilmente, a cambiare. E neppure il sesso è immune ai cambiamenti. Se è vero che sempre più App permettono incontri tra estranei, è anche vero quindi che le occasioni per tradire non mancano.
“La mia fidanzata è morta”, “La mia compagna è cambiata da un giorno all’altro”, “Non la riconosco più”: sono alcuni dei messaggi apparsi su Reddit nel 2023, all’indomani del reset sugli avatar dei suoi clienti fatto da Replika (uno dei romantic chatbot più popolari al mondo).
In diversi avevano denunciato d’aver ricevuto proposte sessuali indesiderate da parte dei loro avatar. Il problema è che, d’altro canto, tantissimi clienti apprezzavano invece l’abilità del chatbot nella pratica del sexting. Nel mondo, evidenzia La Repubblica, sono già molte centinaia di milioni le persone che hanno sottoscritto un abbonamento a questi sistemi di intelligenza artificiale che promettono relazioni sentimentali o amichevoli virtuali. Solo Replika sostiene che 12 milioni di persone, per lo più giovani uomini, si collegano con assiduità ogni settimana.
E di chatbot di questo genere ce ne sono parecchi. Tra gli altri Joi, che si presenta con una gallery di donne (e qualche uomo) molto attraenti: compagne virtuali disponibili a chiacchierare 24/7 su Telegram e a fornire “un legame autentico per riscoprire la gioia di una relazione genuina”. O Paradot, che si racconta in questo modo: “Un universo parallelo digitalizzato in cui incontrerai il tuo essere Ai unico nel suo genere. Con la sua emozione, memoria e coscienza, ti capisce come nessun altro”. E, ancora, ma l’elenco è lungo, Romantic AI, che promette una relazione per la vita a soli 99.99 dollari.
Uno studio della Stanford University, del 2023, condotto su un migliaio di studenti con interazioni sociali sotto la media, per esempio, ha evidenziato che molti traevano da questi sistemi un beneficio dal punto di vista del benessere mentale. Troppo poco per convincere chi invece è convinto che abituarsi a partner customizzabili, sempre disponibili, non giudicanti, sia dannoso. Lo stesso cofondatore di OpenAI, Sam Altman ha infatti espresso perplessità: “Ho dei dubbi rispetto all’idea di un futuro in cui ci sentiremo più vicini ai nostri amici virtuali che a quelli umani. Personalmente non è quello che voglio”.