Due terzi degli under 34 italiani vivono con i genitori: non è una scelta!

Due terzi degli under 34 italiani vivono con i genitori: non è una scelta!

In Italia, due giovani su tre sotto i 34 anni vivono ancora con i propri genitori, e non per scelta. I dati recenti dell’Istat mostrano un peggioramento di questo trend, con il 67,4% dei giovani tra i 18 e i 34 anni che risiedono ancora con la famiglia. Questo dato è aumentato di 8 punti percentuali dal 2002 al 2022, evidenziando un problema significativo: i salari insufficienti, nonostante un buon livello occupazionale.

Il rapporto tra lavoro e indipendenza è chiaro dai dati Istat: nelle regioni con più giovani che vivono con i genitori, il tasso di disoccupazione è alto. In Campania, il 74,5% degli under 34 vive con la famiglia, mentre nel Centro Nord, ad eccezione delle Marche, la percentuale è sotto la media nazionale.

Il lavoro è l’unica via per generare reddito e diventare autonomi, ma i giovani italiani tra i 15 e i 24 anni rappresentano la metà dei tre milioni di contratti a tempo determinato, il che ostacola la possibilità di costruire una vita stabile. La povertà e la crisi demografica sono strettamente legate: avere un figlio costa sempre di più, e in Italia i salari non sono aumentati in linea con i prezzi.

I giovani italiani entrano nel mondo del lavoro più tardi rispetto agli altri europei, spesso dopo aver completato un lungo percorso universitario. Questo ritardo contribuisce alla loro condizione economica precaria. I dati Istat del 2023 mostrano che la povertà assoluta colpisce maggiormente i minori di 18 anni (14%) e i giovani tra i 18 e i 34 anni (11,9%).

L’intera popolazione non è immune: nel 2023, la povertà assoluta ha colpito il 9,8% degli individui e l’8,5% delle famiglie, raggiungendo livelli record negli ultimi 10 anni. Nel 2022, la retribuzione lorda media annua per i giovani tra i 15 e i 34 anni nel settore privato è stata di soli 15.616 euro, molto inferiore ai 22.839 euro medi del settore.

Il rapporto ‘Giovani 2024: Bilancio di una Generazione’ evidenzia come i contratti a tempo determinato siano dannosi per i giovani: non solo non garantiscono stabilità, ma spesso offrono retribuzioni più basse. Chi ha contratti stabili guadagna in media 20.431 euro, mentre chi ha contratti a termine guadagna 9.038 euro, e quelli con contratti stagionali solo 6.433 euro.

I giovani con contratti a breve termine non beneficiano di rivalutazioni salariali e spesso finiscono disoccupati dopo la scadenza del contratto iniziale. Questi numeri richiedono una riflessione, considerando che in media gli europei lasciano casa a 26,4 anni, mentre in Italia due su tre under 34 vivono ancora con i genitori.

Nel settore pubblico, i giovani lavoratori tra i 15 e i 34 anni hanno una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, superiore a quella del settore privato. Tuttavia, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto, con un calo delle retribuzioni reali del 1,7% nel privato e del 7,5% nel pubblico.

Il rapporto evidenzia la pressione e l’incertezza che i giovani sentono riguardo al loro futuro lavorativo. La paura di ricatti, molestie e vessazioni sul posto di lavoro è una preoccupazione per il 17,5% dei giovani.

Se avessero i soldi, i giovani lascerebbero casa? La risposta è sì. Il rapporto ‘Giovani 2024’ conferma che l’indipendenza dai genitori è una priorità per i giovani italiani, ma è necessario un lavoro stabile e ben retribuito. Confrontando il tenore di vita e gli stipendi con gli altri Paesi europei, molti giovani italiani sono tentati di trasferirsi all’estero, nonostante le agevolazioni per tornare in Italia.

In conclusione, più che “bamboccioni”, i giovani italiani sono “poco ricchi”.